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Redatto da Belsito

LO STILE LUIGI FILIPPO (1830-1848)

Sotto il nome di Luigi Filippo d’Orlèans, viene indicato non solo il periodo del suo regno (1830-
1848),

ma anche un’epoca fortemente caratterizzata socialmente ed artisticamente.

Per ciò che riguarda l’arredamento, possiamo dire che il  ciclo Neoclassico, nato con il Luigi XVI, dopo avere raggiunto la sua massima espressione con l’Impero, sembra esaurirsi proprio con lo stile Luigi Filippo.

Con l’avvento di tale stile, infatti, si abbandonarono le istanze di magnificenza e fasto imperiale caratteristiche del periodo napoleonico, e si cominciò a manifestare un interesse rivolto alle esigenze e al gusto di un più vasto strato sociale.

Il Luigi Filippo, grazie anche alla politica del sovrano che favoriva la nascita di una borghesia finanziaria ed industriale, si può senza dubbio definire lo stile degli industriali borghesi.

L’eredità artistica del Neoclassico, più che alle dimore sovrane, è toccata ai palazzi borghesi.

Lo stile Luigi Filippo segna l’evoluzione artistica equivalente alla trasformazione sociale in atto in  Francia nella prima metà dell’ottocento: all’aristocrazia si è ormai largamente sostituita la borghesia, e gli arredi non saranno più quelli aulici, di rappresentanza, dei grandi palazzi reali e signorili, ma i pratici e funzionali mobili della borghesia.

Nella creazione degli arredi non ci si preoccupa solo di ricreare e simulare un certo sfarzo nobiliare (la nuova borghesia desiderava ostentare il proprio benessere economico), ma anche di funzionalità, comodità e gusto del pratico.

Nella decorazione degli interni, fa la sua comparsa un atteggiamento caratteristico, che si manterrà per molto tempo: la diffidenza nei confronti di ciò che è moderno.

Si cerca da allora di mascherare i mobili di nuova produzione sotto decorazioni sia ispirate a stili del passato, come il Gotico, il Luigi XVI e il Barocco, sia all’arte cinese, egizia e greca.

Nello stile Luigi Filippo, si nota inoltre un generale scadimento nella qualità dei prodotti, dovuto al processo di industrializzazione che in quell’epoca coinvolgeva il settore della produzione di arredamenti.

Le ricche decorazioni di bronzo dorato, ad esempio, pezzi unici di finissimo artigianato che adornavano i mobili Impero, diventano fregi metallici stampati in serie. Alla doratura a foglia, viene preferita la più economica doratura galvanica.

Questo processo di modernizzazione della produzione di mobilio, innescò inoltre fenomeni di ribasso costante dei prezzi sempre più a scapito della qualità.

I MOBILI

Lo stile Luigi Filippo non è originale, ma uno strascico dello stile Restaura­zione di cui conserva la struttura ma non l'eleganza raffinata: le forme si appesantiscono, l'ornamento sì stereo­tipa e l'ispirazione, disordinata, attinge i suoi temi nel Medioevo e poi nel Rinascimento; il gusto dei pasticci an­nuncia il Secondo Impero. Si trova una decorazione più ricercata su certi mobili che conservano, ciò nonostan­te, le forme alla moda:

- mobili ad intarsi di legno chiaro su sfondo scuro;

- mobili scuriti decorati di freschi mazzi di fiori naturali o rialzati da un po' di madreperla;

- mobili d'ispirazione medioevale più accentuata e tormentata di quelli dello stile precedente.

MATERIALI E  LE  TECNICHE

I  legni scuri sostituiscono i legni chiari, amati sotto la Restaurazione. I fabbricanti ricercanoun'esecuzione rapida, resa possibile dalle macchine utensili (ci sono stati più progressi tecnici tra il 1830 e il 1870 che in 400 anni di sto­ria artigiana). I bronzi e le incrosta­zioni, che gravano sul prezzo di costo, sono eliminati. Gli artigiani eseguono ancora un lavoro molto scrupoloso: scelgono con cura i legni, montano e finiscono a mano le proprie opere.

I legni scuri e caldi sono di moda: mogano, palissandro, ebano, ma anche il tasso, il noce, il faggio. I legni scuriti sono generalmente il pero e il faggio. I legni chiari come il sicomoro, l'olmo, il limone, l'acero so­no utilizzati soprattutto per l'impial­lacciatura interna di alcuni mobili.

I bronzi di applicazione sono eccezionali: i buchi delle serrature sono in­crostati in rame.Il marmo grigio, nero o bianco ha i bordi arrotondati e modanati molto leggermente, sia a gola diritta che a gola rovescia.

La tornitura e le tecniche di lavorazione permettono di ottenere elementi sferici, cilindrici o di varia forma.

Le incrostazioni e gli intarsi sono ab­bastanza rari; si trovano sia in madreperla sui mobili in legno nero, per rial­zare il colore dei mazzi dipinti, sia in filetti di legno chiaro sul mogano.

Da notare: le piastre di Sèvres, le incrostazioni in rame o in stagno alla moda Boulle, i bronzi stile XVIII secolo, non si trovano che su mobili preziosi destinati ad una clientela ricca, ese­guiti da grandi ebanisti che si ispirano alla produzione dei secoli precedenti.

LA DECORAZIONE

L'industrializzazione provoca un impo­verimento della decorazione: una cer­ta freddezza promana da questi pezzi, eseguiti a macchina.

La modanatura è quasi inesistente, i pannelli sono piatti e senza movimen­to, i montanti diritti e lisci sono privi di decorazioni, i loro angoli ad­dolciti. Si addensano scanalature, gole larghe e profonde per  l’altezza del mo­bile, bordini doppi, file di bocce, lar­ghe increspature.

I motivi decorativi sono poco nume­rosi: filetti leggermente scolpiti sot­tolineano le volute e gli incroci. La foglia dai larghi petali, le palmette si trovano scolpite sui braccioli o sui pie­di dei tavoli. Il motivo a “coscia di ranocchio” è assai caratteristico, così come la cornice a “tulipano”.


 
 

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